
Con la diffusione di Internet, delle piattaforme e marketplace è molto difficile controllare i contenuti che vengono caricati online e porre un freno alle violazioni del diritto d’autore e alla condivisione di contenuti illeciti.
Ma chi deve controllare che non vengano caricati contenuti illeciti? Quali sono le responsabilità del provider cioè del fornitore dei servizi digitali?
In base all’articolo 14 della Direttiva 2000/31/CE (conosciuta come direttiva ecommerce) e al successivo articolo 16 del Decreto Legislativo n. 70 del 2003 (che recepisce la direttiva ecommerce), l’Hosting Provider non è responsabile dei contenuti condivisi e non ha un generale dovere di vigilanza sui contenuti.
Tuttavia, la Corte di Cassazione ha emesso due sentenze gemelle, la numero 7708 e la numero 7709 del 2019, con cui ha precisato quando sussiste una responsabilità del provider distinguendo tra hosting provider attivo e hosting provider passivo, a seconda della funzione concretamente svolta dal fornitore dei servizi.
In questo articolo ti spiegherò quali sono le responsabilità dell’Internet Service Provider (ISP) e la differenza tra hosting attivo e hosting passivo.
| Definizione di Hosting Provider
Prima di addentrarci nell’argomento, vediamo cosa si intende per hosting provider secondo la direttiva ecommerce.
L’Hosting Provider è un prestatore di servizi consistenti nella memorizzazione di informazioni fornite da un destinatario del servizio.
Esempio di hosting provider può essere considerato un servizio come quello di YouTube che mette a disposizione dei propri utenti i contenuti caricati da altri utenti o Google, che tra gli altri servizi fornisce anche quelli di advertising.
Può essere considerato Hosting Provider anche un marketplace come Amazon, che permette agli utenti di mettere in vendita i propri prodotti o servizi.
Nel caso di violazione del diritto d’autore e della pubblicazione di contenuti illegali, qual è il ruolo dell’hosting? Un hosting provider può essere considerato responsabile dei contenuti illegali caricati dai propri utenti?
| Distinzione tra Hosting Provider attivo e passivo
Secondo la Corte di Cassazione, per capire se c’è una responsabilità del provider, in caso di contenuti illeciti, bisogna fare una distinzione tra Hosting Provider attivo e Hosting Provider passivo, a seconda del ruolo effettivo dell’hosting provider.
Per hosting provider passivo si intende quel provider che non controlla e non influisce in alcun modo sui contenuti che vengono caricati e memorizzati. Esso svolge solo attività di ordine tecnico, automatico e passivo.
L’hosting provider attivo è un soggetto, invece, che attua un comportamento attivo e partecipa alla commissione di un’attività illegale.
Il comportamento attivo viene valutato in base agli indici di interferenza e cioè se egli si occupa di attività di filtro, selezione, indicizzazione, organizzazione, catalogazione, aggregazione, valutazione, uso, modifica, estrazione e promozione dei contenuti oltre alla fornitura del servizio di Hosting.
Anche il rapporto con gli utenti e il loro comportamento viene considerato un indice per valutare la posizione attiva dell’hosting.
| Quali sono le responsabilità dell’hosting provider?
Secondo l’articolo 14 della Direttiva 2000/31/CE (e dell’articolo 16 del Decreto Legislativo n. 70 del 2003) l’hosting provider passivo non è generalmente responsabile per le informazioni caricate dai suoi utenti.
Tuttavia, la responsabilità dell’hosting provider passivo va valutata considerando il fatto che il prestatore del servizio sia o meno a conoscenza dell’illiceità del contenuto.
E cioè l’hosting provider passivo è ritenuto responsabile nel momento in cui è effettivamente a conoscenza del contenuto illecito ma non interviene in alcun modo per rimuovere le informazioni o per disabilitarne l’accesso.
Inoltre, la responsabilità del provider è naturalmente legata all’effettiva illiceità del contenuto caricato e memorizzato.
In conclusione, l’hosting provider passivo può essere ritenuto ritenuto responsabile quando non blocca la fornitura dei contenuti, nei casi in cui:
- è stato messo al corrente della presenza del contenuto illecito;
- è possibile accertare la presenza di un’attività illecita;
- può intervenire rimuovendo il contenuto o disabilitando l’accesso a questo.
Quando si parla di ‘conoscenza’, ci si riferisce ad una comunicazione ricevuta tramite qualsiasi mezzo. Quindi basta una comunicazione del titolare dei diritti violati a far sorgere la responsabilità della piattaforma o del fornitore del servizio.
Questo regime di assenza di responsabilità non si applica invece agli hosting provider che hanno un ruolo attivo, proprio perchè le norme che abbiamo esaminato non si applicano a loro.
Per questo un hosting provider attivo può essere considerato responsabile delle attività illecite svolte dagli utenti sulla propria piattaforma.
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| Cosa dice la Cassazione sulle responsabilità del Provider
Con le sentenze gemelle n. 7708 e n. 7709 nel 2019, la Corte di Cassazione ha precisato quali sono gli elementi per definire le responsabilità dei provider.
Vediamo i fatti.
RTI, Reti Televisive Italiane, avvia un’azione legale contro Yahoo Italia S.r.l. per aver diffuso dei filmati di sua proprietà.
Dopo una pronuncia in primo grado, Yahoo! vince l’appello per aver fornito solo il servizio di accesso ai siti. RTI ricorre allora in Cassazione ma, anche quest’ultima, rigetta il ricorso e dà ragione a Yahoo!.
La Suprema Corte, infatti, con la sentenza n. 7708, riconosce a Yahoo! il ruolo di Service Provider passivo. Inoltre evidenzia come l’ISP non sia obbligato a sorvegliare sui contenuti caricati dagli utenti né a rilevare una condotta illecita da parte loro.
Con la seconda pronuncia n.7709, la Cassazione riprende la distinzione tra hosting provider e cacher:
- L’hosting provider memorizza le informazioni ed ha l’obbligo di bloccare la diffusione dei contenuti illeciti nel momento in cui gli vengono segnalati.
- Il caching provider svolge un’attività di memorizzazione temporanea ed è tenuto semplicemente a rimuovere il contenuto illecito su richiesta dell’autorità amministrativa o giurisdizionale.
Anche in questa seconda sentenza, i giudici danno ragione a Yahoo! considerato in regola per aver assolto l’obbligo nei confronti di RTI.
| La Corte di Giustizia Europea sulla responsabilità del provider
La Corte di Giustizia Europea si è espressa nella stessa direzione a giugno del 2021. Chiamata a intervenire da un tribunale tedesco nella controversia tra Frank Peterson, un produttore musicale, e YouTube, la Corte ha dato ragione alla piattaforma.
YouTube è stato accusato da Peterson per il caricamento di alcuni brani di cui egli possedeva i diritti.
Secondo la sentenza, YouTube si sarebbe comportato come un hosting provider passivo, un semplice intermediario, senza intervenire in alcun modo nelle azioni degli utenti.
La Corte ha ribadito che l’ISP non è responsabile della condotta illecita degli utenti se non è a conoscenza dei fatti.
Il provider, dunque, non è responsabile sui contenuti caricati da parte degli utenti quando svolge solo un ruolo tecnico e automatico, senza assumere un ruolo attivo nel processo di memorizzazione delle informazioni.
Tuttavia, quando viene a conoscenza della violazione di diritti, come i diritti d’autore (o copyright) o di proprietà industriale (pensiamo ai marchi registrati, utilizzati illecitamente da altri), allora diviene responsabile di non bloccare l’illecito.
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