
Secondo le previsioni di Statista, l’ecommerce di moda raggiungerà i 1,2 trilioni di dollari USA entro il 2025, quasi il doppio del fatturato mondiale rispetto al 2021. Con queste cifre, è assolutamente normale decidere di investire nel fashion ecommerce e chiedersi come aprire un ecommerce di abbigliamento.
Tuttavia, sebbene possa sembrare un business abbordabile e alla portata di tutti, il commercio elettronico di abbigliamento è un settore spinoso. Bisogna prendere in considerazione moltissimi aspetti e valutare tutto con cura per non disperdere energie, tempo ed economia: la burocrazia, il magazzino, la pubblicità, la normativa sulle vendite online di abbigliamento, la tipologia di business, la creazione del sito ecommerce, la gestione dei pagamenti, i costi, i software, la logistica, il mercato. Insomma, non si tratta certo di uno scherzo, ma i vantaggi ci sono e, di certo, possono ripagare degli sforzi fatti.
In questa guida, ti spiegherò come si apre un ecommerce di moda e quali sono le implicazioni legali per vendere vestiti online.
| Che cos’è un ecommerce di vestiti
Considerato uno dei mercati fortemente in crescita, il fashion ecommerce ha un trend positivo da diverso tempo. Basti guardare all’escalation delle più grandi aziende legate al settore fashion, come Zalando, Vinted, Zara, Shein, ASOS e H&M che riescono a raggiungere milioni e milioni di visitatori unici l’anno.
Solo su Zalando atterra una media mensile di 30,836 milioni di utenti europei e 83,341 milioni per la vendita al dettaglio e il servizio di piattaforma (così si legge nella sua informativa resa ai sensi del Digital Service Act nelle note legali).
Per dare una definizione esatta, l’ecommerce di abbigliamento è un sito web che vende abiti ma anche accessori, borse, scarpe, costumi o biancheria. Si tratta di una vetrina virtuale del brand, in cui non si mostra solo merce ai clienti proprio come nei siti vetrina, ma si gestisce l’intero flusso di acquisto da parte del cliente.
A differenza di un negozio tradizionale, quindi, il commercio elettronico di abbigliamento fa riferimento all’acquisto di vestiti tramite internet, in cui il commerciante e l’acquirente entrano in contatto attraverso lo shop online, i marketplace, i social network, le piattaforme e i siti di affiliate marketing.
Si tratta di una forma di ecommerce indiretto, in cui l’acquisto avviene online ma il prodotto, non essendo digitale, viene consegnato offline da un corriere o si ritira nel punto di vendita.
Il desiderio di aprire un ecommerce di vestiti può arrivare da un’intuizione oppure costituire la naturale estensione di un negozio al dettaglio esistente. Da questo derivano fondamentali differenze a livello burocratico, fiscale e organizzativo. L’apertura di un ecommerce di abbigliamento da zero comporta la creazione del sito, la definizione del target, le pratiche burocratiche, la ricerca dei fornitori e l’organizzazione della logistica. Questioni che, quando si ha già un negozio fisico, sono in parte risolte.
| Perché aprire un ecommerce di abbigliamento: i vantaggi
Già dai dati offerti da Statista, i motivi per aprire un ecommerce di abbigliamento ci sono eccome e non si limitano solo all’espansione del settore moda online.
Innanzitutto, i costi per la gestione di un ecommerce di vestiti sono decisamente inferiori rispetto ad un negozio fisico. Per vendere fashion online non c’è bisogno del locale; questo limita tutte le spese relative all’affitto o all’acquisto di un negozio, le utenze e il personale.
Grazie a internet è possibile abbattere i limiti geografici, ampliando enormemente il proprio bacino d’utenza. In questo modo, il numero dei potenziali clienti diventa pressoché illimitato.
Attraverso il commercio elettronico di abiti si accede a preziose quantità di dati, utili per raggiungere un target ben profilato e definire un’offerta personalizzata e specifica. Si possono creare touchpoint con il cliente anche al di fuori del sito di vendita online, in modo che la relazione possa consolidarsi e durare nel tempo.
Se questi sono i vantaggi diretti dal punto di vista imprenditoriale, ci sono anche degli aspetti positivi dal punto di vista del cliente:
- si possono effettuare gli acquisti ovunque, senza la necessità di spostarsi;
- c’è un risparmio di tempo;
- è possibile fare shopping in qualsiasi momento;
- su internet si confrontano i prezzi, sono disponibili le recensioni di altri clienti e si hanno subito informazioni sulla disponibilità del prodotto.
Chiaramente, i vantaggi percepiti dal cliente determinano il successo delle vendite online di abiti e hanno un impatto positivo sui fashion ecommerce.
| Vendere vestiti online: svantaggi e rischi
Sebbene i PRO siano decisamente interessanti, non è possibile aprire un ecommerce senza tenere conto dei possibili rischi o degli aspetti più complessi di questa scelta.
Innanzitutto, è essenziale che un imprenditore sappia quali sono i pain point più rilevanti dal punto di vista del cliente:
- costi nascosti;
- ricezione di un articolo non corrispondente a quello ordinato o mostrato nella scheda prodotto;
- obbligo di creare un account in fase di acquisto;
- sicurezza dei dati di pagamento;
- mancanza di opzioni di pagamento;
- politica di reso non soddisfacente;
- assenza di informazioni sull’azienda e sul prodotto;
- non si vede il prezzo completo;
- indisponibilità dei prodotti non segnalata nella scheda prodotto;
- privacy e sicurezza dei dati;
- cookie banner impostato male;
- fase di checkout senza riepilogo dell’ordine;
- email marketing invadente da parte del brand;
- poca chiarezza nei Termini e condizioni d’uso;
- dubbia veridicità delle recensioni.
- spese di spedizione.
Nelle fasi di acquisto, è molto facile perdere clienti, tanto che il numero dei carrelli abbandonati costituisce uno dei problemi più rilevanti nel commercio elettronico. Secondo le statistiche pubblicate da SaleCycle, gli ecommerce di abbigliamento rappresentano proprio la categoria con il più alto tasso di abbandono (siamo oltre l’80%).
Ma quando si tratta di avviare un ecommerce di moda, i rischi non riguardano esclusivamente la relazione con il cliente. Aprire un negozio di abbigliamento online comporta anche relazioni con i fornitori e grossisti, l’eventualità di gestire il magazzino in dropshipping, la pianificazione della attività di marketing e pubblicità con una web agency o con dei freelance specializzati nella SEO, nelle ads, nella gestione dei social.
Si tratta sul serio di un lavoro immenso e basta una svista per mandare all’aria tutto.
| Come si apre un ecommerce di abbigliamento legale
Molte delle problematiche che preoccupano i clienti possono essere affrontate efficacemente con l’aiuto di uno studio legale specializzato in ecommerce. Ti spiego.
Mentre alcune incombenze possono essere affidate al commercialista o gestite in prima persona dal titolare dello shop online, altre vanno necessariamente gestite con l’aiuto di un avvocato dell’ecommerce, come la questione della privacy, della documentazione legale, delle schede prodotto, del banner dei cookie.
Inoltre, solo con contratti redatti ad hoc è possibile tutelarsi nei rapporti con i fornitori esterni (agenzia pubblicitaria, fornitori, marketplace). Una guida sulla normativa ecommerce può esserti utile anche per creare relazioni valide con i clienti e curare la tua brand reputation online, mantenendo un rapporto di fiducia con i consumatori.
In ultimo, affidarsi ad un avvocato esperto in commercio elettronico vuol dire anche salvaguardare il proprio brand dalla contraffazione o da un uso illecito.
Ti spiego come aprire un ecommerce di abbigliamento a norma possa essere un valore aggiunto per il tuo business.
| Rispetta la burocrazia per aprire un fashion ecommerce legale
In linea generale, per aprire un ecommerce da zero gli step fondamentali sono gli stessi per tutti:
- aprire partita IVA;
- presentare la comunicazione di inizio attività (SCIA) al comune di residenza;
- effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese;
- creare una PEC;
- iscriversi alla banca dati VIES (Vat Information Exchange System) nel caso si voglia vendere anche all’estero;
- effettuare l’iscrizione all’INPS e all’INAIL.
Se il sito ecommerce è l’estensione del negozio fisico, la burocrazia si semplifica molto ed è sufficiente comunicare l’aggiunta del codice ATECO al Registro delle Imprese.
| Magazzino: da chi acquistare per vendere vestiti online
La gestione del magazzino in un ecommerce di abbigliamento è una questione delicata poiché la scelta del modello di business incide sui costi, sull’organizzazione e sulla logistica.
Se decidi di occuparti direttamente del magazzino, dovrai farti carico del locale, dell’acquisto della merce, del rapporto con i fornitori, dello stoccaggio, delle consegne e dei resi. Ciò implica la ricerca dei grossisti e degli spedizionieri con cui attivare accordi convenienti.
Diversamente, è possibile optare per l’apertura di un ecommerce di abbigliamento in dropshipping, ossia senza magazzino fisico. In questo caso è il fornitore a farsi carico del magazzino e della logistica, mentre al merchant rimangono tutti gli impegni relativi agli ordini e al marketing.
In entrambi i casi, è necessario basarsi sulla contrattualistica ecommerce tra fornitori e merchant, per stabilire tutti i diversi aspetti (tempistica delle spedizioni, esclusiva sulla merce, costi, termini di pagamento, responsabilità delle parti in caso di inosservanza del contratto, durata del contratto).
| Il marketing nel fashion ecommerce
Uno degli elementi chiave per avviare un negozio online di successo è il marketing ed è qui che si pongono altre questioni importanti dal punto di vista legale.
In linea di massima, per una promozione efficiente, bisogna rivolgersi ad una web agency o a dei freelance specializzati nel web marketing.
A questi, vanno delegate le attività legate alla creazione del sito ecommerce di abbigliamento, di promozione e di posizionamento sui motori di ricerca (SEO, ads, smm, email marketing, remarketing e retargeting).
I rapporti con l’agenzia e con i freelance vanno regolamentati attraverso contratti molto specifici affinché non ci siano fraintendimenti o questioni legali su tempistiche, pagamenti, responsabilità e oneri. Ad esempio, bisogna specificare a chi spettano i costi delle campagne, chi deve fornire le immagini e i testi per il sito, quali sono i tempi di consegna e pagamento.

| Normativa ecommerce di abbigliamento
A questo punto andiamo a rispondere alla nostra domanda: come aprire un ecommerce di abbigliamento a norma?
Come per gli altri siti ecommerce, anche il commercio elettronico di abbigliamento è soggetto alla normativa ecommerce, alla quale bisogna sempre adeguarsi per evitare sanzioni. Tuttavia, ci tengo a sottolineare che il rispetto della normativa ecommerce sull’abbigliamento può essere di grande supporto anche nella tutela del tuo business (pensa alla registrazione del marchio) o nella fidelizzazione dei tuoi clienti (se le recensioni online dei clienti sono veritiere – come indicato dalla normativa omnibus – le persone avranno maggiore fiducia nel tuo brand).
Dunque, ecco la checklist sugli aspetti legali della vendita di abbigliamento online.
| Registrazione del marchio di abbigliamento
Il marchio è uno degli elementi fondamentali nel fashion ecommerce e, più in generale, nel settore moda. Spesso soggetto a contraffazione o ad un uso improprio, va tutelato nel migliore dei modi e in tutti i suoi possibili usi.
La classe merceologica per gli articoli di abbigliamento è la 25, che comprende abiti, scarpe e pelletteria. Tuttavia, va valutata la registrazione del marchio anche per altre categorie merceologiche, come vestiti e abiti da lavoro, merchandising, borse.
| Informazioni obbligatorie
Ogni sito di vendita online deve fornire informazioni sull’identità del venditore (nome, denominazione, ragione sociale), domicilio, recapiti, dati di contatto, p.IVA, iscrizione al registro delle imprese e dati societari.
Inserire queste informazioni in maniera chiara e trasparente nel footer del sito, oltre a essere un obbligo, rassicura il visitatore.
| Termini e condizioni di vendita per un ecommerce di abbigliamento
Nella vendita di abbigliamento online, i termini e condizioni di vendita rappresentano il contratto tra merchant e cliente.
Esse sono relative sia alla gestione del processo di vendita (lingue utilizzate, processo tecnico, gestione delle controversie) che alla vendita vera e propria (costi, modalità di pagamento, spedizione, consegna).
| Privacy Policy ecommerce di abbigliamento
Un ecommerce di abbigliamento in regola con la normativa sul commercio elettronico deve fornire al cliente l’informativa sulla privacy. Questo documento indica in modo chiaro e comprensibile quali dati personali vengono raccolti per la vendita di abbigliamento online, come vengono trattati e con quale finalità.
| Cookie Policy vendita di abiti online e banner dei cookie
Il fashion ecommerce deve informare l’utente sulla tipologia di cookie utilizzata e raccogliere il consenso dell’utente tramite il cookie banner.
| Normativa sui prodotti tessili
La vendita online di prodotti di moda è soggetta a regole specifiche: la normativa sui prodotti tessili relativa all’etichettatura.
Innanzitutto, la definizione di tessili è piuttosto ampia e si riferisce a tutti quei prodotti composti da fibre tessili (prodotti grezzi, semilavorati e lavorati, semi-manufatti e manufatti, semi-confezionati e confezionati).
La normativa sui prodotti tessili prevede che produttori, importatori e distributori indichino la composizione fibrosa del prodotto. Questa va fornita sia sull’etichetta apposta sul capo che sul sito ecommerce di abbigliamento con delle accortezze:
- le fibre vanno presentate in ordine decrescente;
- per indicare le fibre che compongono il prodotto vanno inserite le denominazioni per esteso;
- le indicazioni vanno fornite anche in italiano e non solo in lingua straniera;
- va inserita la composizione delle diverse parti nel caso in cui l’articolo abbia più componenti tessili;
- il nome della fibra deve essere preceduto dal peso espresso in percentuale.
Dunque, sia che il tuo ecommerce di abbigliamento produca direttamente o acquisti per vendere, è essenziale che i capi siano dotati dell’etichetta con la composizione del capo e la percentuale delle diverse fibre. Le sanzioni previste in caso di inottemperanza vanno dai 1.500 ai 20 mila euro e possono essere emesse nei confronti del distributore, dell’importatore o del produttore.
| Diritto di recesso
Il Codice del Consumo riconosce ai consumatori il diritto di recedere da un contratto o di restituire un bene entro 14 giorni dall’acquisto. Sebbene sia uno dei problemi più grandi per gli ecommerce di abbigliamento, dunque, il diritto di ripensamento va comunque rispettato.
È noto che gli shop online di abbigliamento devono fare spesso i conti con i cosiddetti restitutori seriali, ossia coloro che acquistano più capi per provarli e poi restituirne una parte. Per contenere questo fenomeno e trovare una mediazione tra la user experience del cliente e la sopravvivenza del proprio business, il consumatore va informato che le spese di restituzione sono a suo carico. Ogni diminuzione di valore del bene restituito gli verrà addebitata.
Inoltre, va specificato che il capo dovrà essere restituito munito di cartellino, come elemento costituente dell’integrità del bene.
La normativa sui resi negli ecommerce di moda prevede che il merchant restituisca l’importo corrisposto più le spese di spedizione. Il rimborso delle spese di restituzione non è obbligatorio e può essere considerato come politica di reso.
Il cliente deve essere messo a conoscenza che il diritto di recesso nell’ecommerce di abbigliamento non può essere esercitato per i beni prodotti su misura.
| Condizioni per il cambio dei beni
E se il cliente sbaglia taglia o desidera un colore differente?
Proprio come nel negozio fisico, il cliente può richiedere la sostituzione del bene anziché la restituzione.
In questo caso è possibile cambiare il prodotto con un articolo dello stesso modello, variando solo la taglia o il colore. La richiesta va fatta entro 30 giorni dalla consegna del bene; il prodotto deve essere riconsegnato entro 14 giorni dalla comunicazione.
| Ecommerce di abbigliamento legale: la scheda prodotto
Nella scheda prodotto del fashion ecommerce vanno inserite tutte le informazioni sul capo, ossia: colori, taglie, composizione, prezzo, eventuali sconti e tasse, disponibilità.
Nel caso si tratti di un articolo in sconto, è essenziale aggiornarsi e rispettare le disposizioni della normativa omnibus in materia di sconti online.
| Recensioni online nell’ecommerce di moda
Anche in questo caso, a dettare le nuove regole per gli ecommerce è la Direttiva Omnibus, con la quale vengono esplicitamente vietate le recensioni false o non verificate. L’ecommerce di abbigliamento, per dimostrare la sua affidabilità, dovrà spiegare le procedure utilizzate per la verifica delle recensioni.
| Ulteriori aspetti legali da considerare quando si apre un ecommerce di moda
Anche nell’ecommerce di abbigliamento si applicano le regole previste per la vendita online di beni e servizi riguardanti la mail di conferma dell’ordine e le newsletter.
Alla conclusione dell’ordine, il cliente dovrà ricevere una mail di conferma dell’ordine, con il riepilogo dell’ordine, le condizioni di vendita e le modalità per recedere dall’acquisto.
Per quanto riguarda le informazioni commerciali devono essere riconoscibili e possono essere inviate solo dopo aver ottenuto il consenso del destinatario.
| Come aprire un ecommerce di abbigliamento di successo con Ecommerce Legale
Il fashion ecommerce è un’attività dalle immense potenzialità che, d’altra parte, è esposta a diversi rischi: la contraffazione è all’ordine del giorno; i carrelli abbandonati raggiungono numeri altissimi; i restitutori seriali sono sempre in agguato.
Per non rinunciare al tuo ambizioso progetto nel settore moda, un aiuto prezioso può arrivare dalla normativa sulla vendita di abbigliamento online. Quest’ultima, infatti, non rappresenta solo un insieme di norme da rispettare per evitare sanzioni ma può essere sfruttata per far decollare il tuo ecommerce di abbigliamento.
Contattaci per avere tutta la documentazione legale per il tuo ecommerce di moda e per la gestione delle questioni legali. Svilupperemo le soluzioni su misura per te.
Floriana Capone